Fondo Natalino Sapegno
Fondo Sapegno
Natalino Sapegno
(Aosta, 1901 – Roma, 1990)
La biblioteca
La biblioteca di Natalino Sapegno, intorno alla quale si è costituito il Centro Studi intitolato al critico valdostano, costituisce un punto di vista privilegiato per lo studio del Novecento letterario italiano: oltre ad un piccolo gruppo di libri rari, segno di un moderato, ma raffinato interesse bibliofilo del critico, ben più consistente è il fondo moderno, composto da quasi 19.000 volumi, per la maggior parte afferenti alla letteratura italiana.
Il primo nucleo della biblioteca doveva certamente essere costituito per lo più, come lascia ipotizzare la corrispondenza del critico da testi acquistati dallo stesso Sapegno per ampliare la propria formazione e nutrire le curiosità letterarie alimentate dagli intensi scambi con Piero Gobetti, Guglielmo Alberti, Alessandro Passerin D’Entrèves, Mario Fubini; alcuni di questi primi volumi appartenuti a Sapegno non sono purtroppo più presenti nel fondo, perché prestati ad altri amici o dispersi nei continui trasferimenti tra la Valle d’Aosta e Ferrara, dove egli insegnò fra il 1924 e il 1936.
La biblioteca documenta invece con ampiezza l’evoluzione del pensiero critico-letterario di Sapegno, attraverso la presenza crescente negli anni di saggi di carattere scientifico più specialistico, che rispecchiano i rapporti (documentati dalla fitta corrispondenza dalla fine degli anni Venti in poi), precocemente avviati e costantemente arricchiti, con gran parte del mondo accademico: dai professori più affermati (Giulio Bertoni, Michele Barbi, Vittorio Cian, Ferdinando Neri, Attilio Momigliano), agli studiosi emergenti (Alfredo Schiaffini, Gaetano Trombatore), ai responsabili e ai redattori delle riviste di maggior prestigio («La Nuova Italia» di Ernesto Codignola, il «Leonardo» di Luigi Russo, il «Pan» di Giuseppe De Robertis). Sono perciò significative, e quantitativamente rilevanti, le edizioni critiche e i saggi consacrati a tutti i più importanti autori della nostra letteratura, verso i quali Sapegno indirizzò la sua indagine critica, testi puntualmente segnalati nelle sue dettagliate bibliografie; in particolare, risulta di notevole interesse storico e scientifico il cospicuo fondo dantesco, isolato dallo stesso studioso e da lui utilizzato durante la preparazione del suo fondamentale commento alla Divina Commedia.
La sempre più vasta e indiscussa autorevolezza critica di Sapegno è rispecchiata, nella biblioteca, dalla presenza di un considerevole gruppo di volumi che le Case editrici e gli stessi autori – scrittori, poeti, saggisti – gli inviavano per ottenere una recensione o per sollecitare il suo giudizio, sia come personale riscontro sia in vista della partecipazione al Premio Viareggio (di cui Sapegno fu per molti anni nella giuria fino a diventarne il presidente). Gran parte di questi volumi contiene personali dediche, che testimoniano il vivo apprezzamento del suo maestro Giulio Bertoni, la cordiale amicizia di Giuseppe De Robertis, la riconoscenza e il ricordo di Eugenio Montale, l’ammirazione di Umberto Eco, il grande affetto di Libero De Libero, l’antica amicizia di Maria Corti, l’infinita gratitudine di Luce D’Eramo. Alcuni volumi riportano addirittura alcune varianti segnalate all’illustre critico dagli autori stessi, come nel caso della quarta edizione dell’opera La donna dei fili di Ferdinando Camon (1986), che conserva l’indicazione degli «ultimi ritocchi» effettuati in sede di revisione dallo scrittore.
Una sezione di particolare pregio scientifico è costituita dall’imponente raccolta (diverse decine di titoli in migliaia di fascicoli) di riviste letterarie e culturali, a partire dagli anni Venti sino alla scomparsa del critico, molte delle quali difficilmente reperibili nelle biblioteche italiane.
Uno studio della biblioteca di Sapegno, e in particolare del suo fondo moderno, permette dunque di rileggere momenti significativi della storia letteraria del Novecento quali la crisi dell’analisi positivistica e lo sviluppo di quella crociana, quindi di quella marxista e, infine, di quella storicista, e contribuisce a illuminare le ragioni di non poche polemiche letterarie anche recenti.
Un nucleo prezioso, in questo senso, è costituito dalla presenza di tutti gli scritti di Sapegno editi (oltre ai molti e preziosi inediti conservati nel suo archivio).
Per approfondire:
–Sebbene speri di non diventar mai un bibliofilo. I libri antichi di Natalino Sapegno e Giulio Augusto Levi, Torino, Nino Aragno Editore, 2001
– G. RADIN – A. BASSO, Il fondo Natalino Sapegno: «un patrimonio di umanità e di cultura», «AIB Studi», vol. 52, n. 1, gennaio-aprile 2012, pp. 7-16
– G. RADIN – M. JACQUEMOD, La Biblioteca della Fondazione Natalino Sapegno, «Biblioteche Oggi», n. 10, 2011, pp. 40-42
L'archivio
L’archivio di Natalino Sapegno è stato giudicato dalla Soprintendenza Archivistica “di eccezionale interesse storico e culturale” perché, insieme con la sua biblioteca, testimonia la “carriera di uno dei più insigni critici letterari italiani del secolo scorso la cui produzione culturale e il cui insegnamento accademico hanno inciso considerevolmente sulla formazione di intere generazioni di allievi negli istituti scolastici di ogni ordine e grado. La documentazione d’archivio, oltre a costituire traccia dell’attività intellettuale dello studioso, testimonia la cospicua messe di rapporti intrecciati da Sapegno con eminenti esponenti dell’ambiente culturale italiano a lui contemporanei come poeti, scrittori, editori, accademici […] e documenta gli interessi eruditi dello studioso e la sua inesausta attività di intellettuale”.
Una serie particolarmente rilevante è rappresentata dalla corrispondenza intrattenuta dal critico a partire dai primi anni Venti, conservatasi pressoché integralmente. Un primo nucleo conserva diverse migliaia di lettere inviate a Sapegno dai maggiori protagonisti della cultura italiana dell’intero Novecento (fra i tanti, Piero Gobetti, Carlo Levi, Benedetto Croce, Attilio Momigliano, Luigi Russo, Guglielmo Alberti, Carlo Dionisotti, Alessandro Passerin D’Entrèves, Federico Chabod, Mario Fubini, Giuseppe Ungaretti, Eugenio Montale, Umberto Saba, Primo Levi, Clotilde Marghieri). Un secondo nucleo è costituito dalle missive inviate a Sapegno da enti, istituti culturali italiani e stranieri, accademie e università, enti pubblici e privati che hanno ospitato conferenze di Sapegno o che lo hanno sollecitato a qualche forma di collaborazione. Un terzo nucleo, infine, isolato dallo stesso Sapegno, custodisce i rapporti con le case editrici che hanno pubblicato le sue opere o con cui il critico ha progettato l’edizione di testi, saggi e collane (talvolta rimasti nel cassetto).
L’archivio conserva inoltre:
- una copia a stampa di quasi tutti i saggi e gli interventi di Sapegno apparsi su riviste e quotidiani (che spesso presentano interventi mss. funzionali a nuove edizioni);
- un imponente nucleo di carte manoscritte e dattiloscritte inedite relative a corsi universitari, letture e conferenze tenuti da Sapegno;
- un cospicuo gruppo di minute, bozze ed appunti manoscritti relativi all’elaborazione di quasi tutte le opere critiche (volumi e saggi) edite;
- un prezioso corpus di traduzioni poetiche dal tedesco, inglese, francese, spagnolo e latino, in gran parte risalenti agli anni Ottanta (e rimaste in gran parte inedite sino al 2010);
- la corrispondenza conservata da Sapegno relativa al Premio Viareggio, del quale è stato a lungo membro della giuria e presidente negli ultimi anni di vita; sono presenti altresì diversi appunti manoscritti sugli autori partecipanti al concorso;
- un’abbondante documentazione giornalistica relativa alle diverse attività svolte dal critico, dalle cronache dei suoi interventi pubblici alle recensioni dei suoi volumi;
- un piccolo gruppo di documenti personali, attestati di premi letterari e di partecipazione a giurie di concorsi letterari, fotografie, appunti autobiografici.
Per approfondire:
Le lettere ricevute da Sapegno fra il 1918 e il 1930 e le missive inviate dal critico a Carlo Levi e Piero Gobetti sono state pubblicate dalla Fondazione: N. Sapegno, Le più forti amicizie. Carteggio 1918-30, a cura e con un’Introduzione di Bruno Germano, Torino, Nino Aragno Editore, 2005.
Le traduzioni sono state raccolte nel volume Natalino Sapegno, Europa. Quaderni di traduzioni, a cura di Giulia Radin e Ruth Alger, con un’Introduzione di Lionello Sozzi, Torino, Aragno, 2010 («Opere di Natalino Sapegno», VIII).
La Fondazione ha inoltre pubblicato i corsi universitari dedicati da Sapegno a Petrarca, Leopardi e Manzoni:
-Natalino Sapegno, Petrarca. Lezioni e saggi, a cura di Giulia Radin, con un’Introduzione di Pasquale Stoppelli, Torino, Aragno, 2004 («Opere di Natalino Sapegno», I).
-Natalino Sapegno, Leopardi. Lezioni e saggi, a cura di Giulia Radin, con un’Introduzione di Lucio Felici, Torino, Aragno, 2006 («Opere di Natalino Sapegno», IV).
-Natalino Sapegno, Manzoni. Lezioni e saggi, a cura di Chiara Fenoglio, con un’Introduzione di Nino Borsellino, Torino, Aragno, 2009 («Opere di Natalino Sapegno», V).
Il complesso archivistico e bibliografico Natalino Sapegno è stato sottoposto alla disciplina del Decreto legislativo 22 gennaio 2004, n. 42 e successive modificazioni, con Decreto del Soprintendente archivistico e bibliografico del Piemonte e della Valle d’Aosta n. 4 del 19/01/2024.
Biografia
Nato ad Aosta (città della famiglia materna) il 10 novembre 1901, visse i primi anni a Torino, dove frequentò le scuole elementari e ginnasiali, durante le quali ebbe come compagno Carlo Levi, cui lo legò per tutta la vita un’amicizia indissolubile.
Nel ’16, affidato con la sorella Giuliana ai nonni materni, si iscrisse al Liceo classico di Aosta «Principe di Napoli», dove frequentò le prime due classi e anticipò di un anno l’esame di maturità, riuscendo così a iscriversi, nell’autunno 1918, non ancora diciassettenne, alla facoltà di Lettere di Torino, dove seguì con particolare interesse i corsi di Ferdinando Neri e Gaetano De Sanctis.
Nel capoluogo piemontese, Sapegno si legò subito di fraterna amicizia con Piero Gobetti, delle cui iniziative culturali sarà sempre collaboratore, scrivendo assiduamente sulle sue riviste; ma la morte prematura del padre (nel ’19) e poi l’avvento del fascismo, che coincise con il conseguimento della laurea (nel ’22, appena ventenne con una tesi su Jacopone da Todi, discussa con Vittorio Cian), lo spinsero ad una scelta di vita più raccolta: dopo un anno di supplenza (1923-24) all’Istituto Magistrale di Aosta, vinto il concorso nazionale per una cattedra nelle scuole medie superiori, si trasferì (nel ’24) a Ferrara, dove per dodici anni, accanto all’insegnamento nel locale Istituto Tecnico, approfondì in modo sistematico la sua formazione letteraria a partire dagli autori della letteratura italiana dei primi secoli, ma nutrendosi di letture a tutto campo, di scrittori sia italiani contemporanei (fu tra i primi recensori di Montale) sia stranieri.
Frutto delle sue letture insaziabili furono un centinaio di saggi, recensioni, articoli su varie riviste e infine, nel ’30, la libera docenza, che per alcuni anni esercitò presso le Università di Bologna e di Padova. Il poderoso volume su Il Trecento (1933) della «Storia letteraria d’Italia» Vallardi lo impose all’attenzione del mondo accademico, e nel ’36 fu chiamato all’Università di Palermo. Dopo un solo anno fu scelto a coprire la prestigiosa (ed allora unica) cattedra di Letteratura italiana all’Università di Roma. Nel frattempo era uscito presso La Nuova Italia il primo volume del Compendio di storia della letteratura italiana (1936), di cui il secondo volume sarebbe uscito nel ’41 ed il terzo nel ’47.
Gli anni fra il ’38 e il ’50 segnano l’incontro dell’ormai affermato maestro con i giovani antifascisti della facoltà di Lettere romana, tra cui Amendola, Ingrao, Trombadori, Salinari, Muscetta; molti di loro saranno protagonisti della resistenza e della lotta politica successiva alla liberazione, nella quale lo stesso Sapegno accetterà di misurarsi, iscrivendosi al P.C.I. (ne uscirà nel ’56 in seguito alla repressione sovietica dei moti di Ungheria). Sono gli anni che vedono il pieno dispiegarsi della sua maturità critica in numerosi, densissimi saggi – su Manzoni, Leopardi, Porta, Alfieri, Carducci Verga, e molti altri –, alcuni dei quali saranno successivamente raccolti, con altri scritti del decennio successivo, in due importanti volumi, Pagine di storia letteraria (Manfredi, 1960; successivamente ripubblicata con aggiunte presso Sansoni) e Ritratto di Manzoni (Laterza, 1961).
Per buona parte degli anni ’50 Sapegno fu assorbito da quel commento alla Divina Commedia che, apparso tra il ’55 e il ’57, resta ancora oggi modello insuperato di metodo critico e di rigore filologico. È del ’54 il suo ingresso nell’Accademia dei Lincei.
Altre opere di vasta concezione vedono la luce negli anni ’60: la Storia letteraria del Trecento Ricciardi (1963); la Storia della letteratura italiana Garzanti, diretta con Emilio Cecchi (1965-69), in nove volumi, per la quale Sapegno redige i saggi su Dante, Petrarca, Leopardi e sulla critica del Novecento; la Storia letteraria delle regioni d’Italia Sansoni, pubblicata con Walter Binni (1968).
Lasciato nel ’76 l’insegnamento universitario, prosegue instancabile l’attività di critico, con articoli e saggi per le più varie destinazioni (riviste, prefazioni, conferenze), e rivede e aggiorna con nuove edizioni le sue opere precedenti. Nel 1980 viene pubblicato presso Bulzoni l’ultimo di cinque volumi di scritti in suo onore, contenente le sue Pagine disperse. Si spegne a Roma l’11 aprile 1990.
Indelebile è stata l’impronta lasciata da Sapegno nel campo della critica letteraria, ben al di là dei presupposti ideologici della sua metodologia critica, dall’iniziale crocianesimo all’adesione al marxismo (che in realtà fu un approfondimento, anche per le influenze gramsciane, della sua prospettiva storicistica e desanctisiana): forse nessun altro storico della letteratura ha saputo come lui unire l’esemplare rigore critico con altrettanta chiarezza (ed eleganza) di esposizione. Della sua sterminata bibliografia, che copre senza eccezione tutto l’arco della letteratura italiana, alcune opere come il Trecento vallardiano e il Compendio, tradotto in diverse lingue europee, sono ormai considerate dei classici della letteratura tout court, senza che per questo abbiano perduto la loro attualità critica. Sono milioni gli studenti formatisi sui suoi libri più famosi: il Disegno storico della letteratura italiana (l’edizione scolastica del Compendio) e il commento alla Divina Commedia sono stati infatti i testi scolastici di gran lunga più diffusi (in svariati milioni di copie) per oltre quarant’anni, tanto che “il Sapegno” finisce per individuare un’epoca (basti, per esempio, pensare alla funzione che il solo nome del critico riveste ne La meglio gioventù di Marco Tullio Giordana) ed entrare persino nella letteratura come personaggio (è lui il Natalino con cui Piero va a vedere Chaplin al cinema in Mandami tanta vita di Paolo di Paolo).
Nell’autunno dell’89, pochi mesi prima di spegnersi, Natalino Sapegno espresse il desiderio che la sua biblioteca fosse donata alla Valle d’Aosta. La Fondazione «Centro di studi storico-letterari Natalino Sapegno», voluta dalla famiglia e dalla Regione Valle d’Aosta allo scopo di accogliere e di utilizzare il suo lascito, è dunque nata nel segno dell’attaccamento del Maestro alla sua terra natale, dove oggi riposa, nel cimitero di Aosta.
Per approfondire:
Natalino Sapegno raccontato da Massimo Raffaeli
Wikiradio, RaiRadioTre, puntata del 10 novembre 2023
Natalino Sapegno. La letteratura forma di tutta la nostra vita
Brochure realizzata in occasione della mostra omonima allestita a Morgex (ottobre 2010)
SAPEGNO Natalino in Dizionario Biografico degli Italiani
Voce a cura di Guido Lucchini (2017)
Nel trentennale della scomparsa di Natalino Sapegno
ricordano il critico Bruno GERMANO, Nino BORSELLINO, Piero BOITANI, Luca SERIANNI, Lina BOLZONI, Andrea BATTISTINI, Paolo PROCACCIOLI, Giorgio PATRIZI, Giuseppe PATOTA, Giorgio INGLESE, Paolo FALZONE, Giulia RADIN (aprile 2020)
Bibliografia
In questa sezione si dà conto degli articoli, delle recensioni e delle opere pubblicati da Natalino Sapegno o editi successivamente alla sua morte, ordinati cronologicamente secondo la rispettiva data di edizione.
In particolare, per ogni anno sono riportate, nell’ordine: le monografie, le antologie e i testi editi per cura del critico, gli articoli, le recensioni.
ABBREVIAZIONI:
«AR» = «Archivum Romanicum»
«Bar» = «Il Baretti»
«CM» = «Civiltà Moderna»
«Cult» = «La Cultura»
«GSLI» = «Giornale Storico della Letteratura Italiana»
«Leo» = «Leonardo»
«NI» = «La Nuova Italia»
«Peg» = «Pègaso»
«RCVS» = «Rassegna di cultura e vita scolastica»
«Rin» = «Rinascita»
«Ris» = «Risorgimento»
«RL» = «Rivoluzione liberale»
«RSI» = «Rivista storica italiana»
«Soc» = «Società»